Ospitalità

Ospitalità è lasciare che l’altra entrando nel nostro spazio non rinunci a se stessa, ma portando la sua soggettività disordini le nostre abitudini e scompigli le nostre tacite rigidità.

- Luigina Mortari

Nelle situazioni più difficili, sia di maggiore esposizione al pericolo (nel senso sia di incolumità fisica ma anche psicologica) sia nel caso che la donna non disponga di altre/sue risorse per potersi allontanare dalla casa in cui vive col soggetto maltrattante, è possibile attivare un periodo di ospitalità presso le case rifugio dell'Associazione. Per ospitalità si intendono quindi tutte le attività/attivazioni volte alla costruzione di progetti di uscita dalla violenza svolte nel periodo di permanenza temporanea delle donne nelle strutture gestite da Nondasola.

Si tratta di un’ospitalità temporanea (da 6 ad un massimo di 8 mesi), che rappresenta una possibilità di sospensione della violenza subita prevalentemente all’interno delle mura domestiche; un momento di potenziale maggiore tranquillità e sicurezza in cui poter riflettere sulla propria vita, rileggere la propria storia, ritrovare una posizione di protagonismo rispetto al proprio futuro, alla propria tutela e a quella dei propri figli-figlie.

 

Casa rifugio

La casa rifugio è concepita come un luogo sicuro dove le donne possono abitare in autonomia continuando, quando è possibile, le proprie attività quotidiane, di lavoro, studio, di cura di sé e dei propri figli prendendo un momento di pausa per sottrarsi alla violenza, ripensando e riprogettando la propria vita. Si contraddistingue per alcune misure di sicurezza, necessarie a proteggere le donne che il più delle volte vengono ricercate attivamente dal partner. Per sicurezza si intende la possibilità di non essere raggiunte da persone che si sono rivelate pericolose per sé e per i figli/e con violenza, minacce e ricatti. La principale misura di sicurezza è costituita dalla segretezza dell’indirizzo che si cerca di mantenere in ogni modo, anche nei contatti istituzionali. Per lo stesso motivo le ospiti non possono ricevere visite durante la loro permanenza nel rifugio.

 

Percorso di Ospitalità

Il periodo di permanenza nella casa rifugio che definiamo “percorso di ospitalità” è costruito a partire da e con ogni singola donna mettendola al centro  e lavorando sia sui bisogni più contingenti e pratici (autonomia abitativa, necessità socio-sanitarie, bisogni legali all'indipendenza economica, relazione con i figlie e le figlie,  relazione con i servizi sociali), sia sulla necessità di far emergere il vissuto di violenza, perché la presa di coscienza del ciclo della violenza all'interno del rapporto di coppia e la consapevolezza dei propri sentimenti ed atteggiamenti  in  questo  processo possa favorire  l'apprendimento  di comportamenti affermativi e la promozione della propria autonomia da parte della donna. Ogni azione è intrapresa solo con il consenso della donna e nell'ottica del suo vantaggio seguendo i presupposti della protezione, della riservatezza e del non giudizio. Tale percorso si realizza attraverso i colloqui settimanali con le operatrici e gli accompagnamenti presso vari servizi del territorio e/o gli incontri con i soggetti della rete che a vario titolo si interfacciano con la donna.

Il colloquio con le operatrici, da sempre strumento centrale del processo di uscita dalla violenza, è uno spazio relazionale, non terapeutico, con l’obiettivo di offrire uno spazio alla donna per parlare di sé, per elaborare il suo vissuto di violenza e superare il danno da trauma. 

In tutti i contesti di ospitalità, oltre ai colloqui personali, sono previsti momenti di confronto con le altre donne ospiti (riunioni), sia per superare la vergogna e il senso di colpa che spesso induce isolamento e senso di debolezza sia per affrontare problematiche afferenti la convivenza, sia per instaurare relazioni aperte tra donne e possibili forme di mutuo sostegno e solidarietà. Nello scambio circolare di esperienze si visualizzano vicinanze, si scoprono e rafforzano occasioni di rispecchiamento, si rimettono a fuoco, attraverso lo sguardo e la parola delle altre, possibilità di riappropriarsi di una dignità e di un diverso percorso di vita. A partire dalla centralità della relazione nel percorso non si concordano ingressi nelle case rifugio solo telefonicamente.

 

Lo spazio del possibile

A partire dalla conoscenza delle conseguenze che la violenza convissuta/assistita genera sulla relazione madre-figli/e, le donne ospiti insieme ai loro figli/e hanno l’opportunità di partecipare a laboratori creativi che spaziano dalla musica, alla danza, alla creazione artistica (disegno, creta, burattini…).